La statua di Montanelli va abbattuta

Montanelli era un pedofilo.

Non c’è da contestualizzare niente, se la sua sposa bambina eritrea che lui chiamava “animalino docile che puzzava di capra” fosse stata europea, anche all’epoca si sarebbe parlato di crimine. Era ed è la gerarchia stabilita dall’uomo bianco europeo a stabilire cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato, mentre ancora oggi i voli dall’Europa per la Thailandia e altre mete dei turisti del sesso sono pieni di maschi che andranno a esercitare il proprio potere sul corpo di vite considerate inferiori, merce, la vecchia pratica disumanizzante di Robinson Crusoe che chiama Venerdì il nativo dell’isola perché dargli un nome di persona significa dargli la dignità di una persona.
“Animalino docile”.

Montanelli era un pedofilo. Non ho stima di chi fu fascista fino a quando gli convenne e trovo ridicola la storiella della sua “resistenza”, fu una gita fuori porta in automobile.
Non ho stima di chi ha goduto dei soldi di Berlusconi per una vita intera, anche se fu molto critico con lui dopo il suo ingresso in politica. A conti fatti, la vita di Montanelli è stata una vita di opportunismo.

Tutto questo per dirvi che per me, un personaggio del genere, una statua (eretta pochi anni fa) in un posto bello come un parco pubblico non se la merita.
Quella statua non va però distrutta, si tratta di materiale preziosissimo per poter fare i conti finalmente con la Storia e nel 2020 aprire una seria riflessione su quanto sia ancora oggi un privilegio detestabile nascere bianchi.

L’Italia alla fine degli anni ’90 chiese formalmente scusa alle ex colonie per i crimini perpretrati nel corso dell’Ottocento e del Novecento. Credere che bastino le scuse è un’illusione perché esiste ancora il mito degli “italiani brava gente” che nell’Africa dell’est si comportarono bene.
“Animalino docile”.

Allora, secondo me, la statua di Montanelli andrebbe messa in un museo del razzismo italiano, ci metterei anche i filmati delle gag comiche in cui si doppiavano i neri con quell’imbarazzante slang da “zi badrone”, che diventi un luogo di didattica per raccontare quello che siamo stati e che non vogliamo più essere. Al posto della statua di Montanelli ci metterei un monumento alle vittime della colonizzazione italiana, o magari un monumento proprio a Destà, la bambina eritrea a cui un italiano, gli italiani, rubarono la vita.

Nel museo del razzismo italiano andrebbero spostati anche gli studi di Lombroso sui meridionali, sarebbe il caso di fare i conti anche con il razzismo antimeridionale. Una volta e per tutte.

Testo di Luca Delgado

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