Proposta. Il servizio civile per la mia regione

Proposta. Il servizio civile per la mia regione

Non c’è più la leva obbligatoria e, se ti va bene, a scuola fai l’ora di ginnastica, che giustamente non hanno il coraggio di chiamare sport, perché fa bene alle gambe, ma non insegna a cooperare, a fare squadra.

Insieme alla disaffezione, alla mancanza di fiducia verso la politica, voglio pensare a quanto sia bello riscoprire il senso dell’altruismo, attraverso il servizio civile.

Sei mesi di servizio civile per i giovani, con richiami ogni cinque anni sul modello svizzero, aiuterebbero a creare un sistema in cui le persone vengono abituate a rimboccarsi le maniche senza lamentarsi.
Il Paese è pieno di caserme vuote. Basta togliere le attrezzature militari ed ecco grandi collegi in cui ospitare i giovani. Intervenire nelle emergenze, in modo che se cade qualche fiocco di neve sappiano come comportarci.

L’organizzazione va progettata e pensata a livello nazionale, ma poi deve essere realizzata a livello locale. Un modello svizzero pensato per tutti e realizzato sui territori. L’obiettivo è che ciascuno sappia risolvere i propri problemi, ma in una logica di comunità nazionale. Una volta i portinai tenevano puliti i marciapiedi, oggi sì e no l’uscita del portone. Invece bisogna capire che ci sono dei momenti in cui lavori per il prossimo oltre che per te.

Ogni comunità deve attrezzarsi per porre rimedio ai suoi temi sensibili. Io abito a Milano, dove la solitudine degli anziani sta diventando una vera e propria piaga sociale. Trovo incredibile che non ci sia una rete di protezione per queste persone. E invece in questo Paese spappolato in cui la famiglia non esiste più, dei nostri vecchi non si occupa nessuno, mentre i ragazzi perdono tempo al bar o davanti a un computer.

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